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Mariapaola Pesce ci racconta Angela Davis

Per la nostra rubrica settimanale dedicata ai #LibriSfigati tenuti in ostaggio dalla quarantena, abbiamo intervistato Mariapaola Pesce, autrice del graphic novel Angela Davis illustrato da Mel Zohar e pubblicato da BeccoGiallo.

Ciao Mariapaola, com’è nata l’idea del libro?

Tutta colpa di Davide Calì! Come art director dell’agenzia letteraria Book on a Tree è principalmente un disturbatore della quiete pubblica, nel senso che si diverte a sfidare le persone spingendole oltre l’area di confort.
Davide un giorno mi dice di essere in contatto con l’editore BeccoGiallo – sempre alla ricerca di nuovi soggetti – chiedendomi se ho qualche cosa in mente. Rispondo che mi sarebbe piaciuto parlare di due persone, Angela Davis e Rosa Parks.
Pensavo di parlarne “prima o poi”, al momento giusto, quando mi sarei sentita matura, pronta, con qualche strumento in più….
Pochi secondi dopo Davide aveva già mandato una email agli editori, che hanno risposto di sì. A quel punto ho dovuto farlo. Quindi si può dire che me la sono proprio cercata.  

Perché proprio Angela Davis?

Angela Davis attraversa tutto quello che racconto nel libro durante gli anni ’70, ed io a quei tempi ero piccola ma sufficientemente grande per rendermi conto che c’era qualche cosa di speciale intorno a lei. Da bambina ne ero catturata in una maniera duplice: da un lato mi affascinava, dall’altro mi faceva molto ridere per il suo aspetto esagerato.
C’è voluto del bel tempo prima di arrivare a capire quanto quell’aspetto fosse una scelta consapevole ed estremamente importante non solo per le donne afroamericane ma per tutte le donne. Insomma angela Davis mi è rimasta come un tarlo ed eccomi qua a parlare di lei.

Quindi il tuo primo incontro con Angela Davis è stato da bambina, ma per scrivere questa biografia illustrata avrai dovuto approfondire molto la sua vita, com’è andato questo lavoro di ricerca?

Studiare la sua figura per me è stato molto bello e significativo perché mi sono accorta che ne avevo un’idea sbagliata.

In Italia negli anni 70 quello che era passato di lei era un l’idea di una rivoluzionaria senza freni, una donna anche potenzialmente aggressiva e violenta. La sua collaborazione con le pantere nere in qualche modo era vista come una conferma del suo estremismo, invece non c’è parola più sbagliata dell’estremismo per definire la figura e il pensiero di Angela Davis.

Angela ha cominciato a lottare contro le ingiustizie da piccolissima, fin dalla scuola elementare, dove si era resa conto che non tutti avevano le stesse condizioni di accesso allo studio, al lavoro, o ad una casa dignitosa… ma non è mai stata una donna violenta e non ha mai abbracciato l’aggressività come strumento di lotta, anzi. Così come ha contestato le ingiustizie ha combattuto anche il ricorso alla violenza verbale e fisica e ha preferito allontanarsi da tutti i movimenti nel momento in cui sono diventati aggressivi.

Questa scoperta è stata importantissima e sono felice di avere avuto la possibilità di approfondire e studiare la sua vita. Per farlo mi sono basata fondamentalmente sul libro “Autobiografia di una rivoluzionaria“, che ha scritto in collaborazione con personaggi del calibro di Toni Morrison…

Nel libro racconta i fatti in maniera pulita e sincera, c’è anche molta autoironia, ma tutto quello che scrive è orientato a dimostrare che la filosofia vince, il pensiero vince, mai l’azione violenta. Che se c’è bisogno di entrare in azione lo si fa, ma con strumenti completamente diversi dalla violenza.

Angela Davis è un personaggio complesso e gigante, una donna che ha lottato per i diritti civili a 360°, come è stato dover fare la sintesi di una vita e di un pensiero così?

Lei stessa, attraverso il suo libro, mi ha facilitato molto le cose perchè la storia che racconta è proprio quella su cui mi sono concentrata anche io. Il suo pensiero poi è una sintesi perfetta e splendida che lega la lotta contro la segregazione razziale, il razzismo e la condizione di inferiorità dei neri, al Comunismo, alla lotta di tutti i proletari del mondo contro il capitalismo che fomenta l’odio e inventa nemici per distrarre dal suo potere schiacciante.

Aveva capito che la lotta per il miglioramento delle condizioni dei neri andava insieme alla lotta per il miglioramento di tutte le persone in condizione di inferiorità, di tutti i proletari.

Lei ha sempre lavorato in questa direzione ma non è stata capita a sufficienza, anche dai suoi stessi compagni di lotta che non hanno mancato di osteggiarla, soprattutto perché era una donna.

Era donna, nera e comunista, poco ci mancava che la indicassero come una strega.

Il tempo del racconto va dal ’67, gli anni dell’università, fino ai giorni nostri. Non dev’essere stato facile selezionare cosa raccontare.

Nella vita di Angela Davis tanti momenti hanno avuto un ruolo fondamentale per la costruzione del suo pensiero. Riflessioni, incontri o piccole rivincite hanno avuto a volte il peso di una svolta.

Io ho scelto di raccontare cosa la porta al momento in cui viene ingiustamente incarcerata per accusa di complicità in un omicidio.
È una parte molto significativa della sua vita: nel giro di poco tempo viene accusata di omicidio, deve darsi alla latitanza e poi viene arrestata per un delitto che non ha commesso e che lei contesta. È un momento topico e lei sceglie di non lottare solo per se stessa, ma prende la sua storia come un paradigma per tutti e usa la sua risonanza per parlare delle condizioni carcerarie di tantissime persone.

Andiamo un po’ dietro le quinte sul lavoro di creazione del libro. Raccontaci del rapporto autrice/illustratrice. Com’è nata questa squadra?

Mel Zohar mi è stata proposta da BeccoGiallo. Io non la conoscevo ed è stata una scoperta straordinaria, mi è piaciuta da subito. Oltre ad essere una bravissima illustratrice è anche una bravissima fotografa e si vede dalla padronanza che ha con le inquadrature, da certe visioni dall’alto, dal modo di sceneggiare… Mel è riuscita a cogliere i tratti essenziali di Angela e ha creato un’icona molto corrispondente alla realtà.

Per te come è stato affrontare questo nuovo tipo di scrittura visto che questa è la tua prima graphic novel?

Ho dovuto imparare tutto da zero e ora mi sono innamorata e vorrei fare solo quello!
La mia maestra delle elementari mi aveva insegnato che il dialogo diretto non si scrive perché è poco elegante, ed io facevo una fatica incredibile a liberarmi dall’idea che il dialogo fosse brutto.

Con Angela Davis mi sono potuta scatenare, è stato liberatorio e divertente da morire.

Sei stata libraia anche tu come noi, a chi consigli questo libro? Chi vorresti che lo leggesse?

Secondo me la storia di Angela Davis racconta molto della capacità di dare voce al pensiero politico.

Vorrei che lo leggessero tanti ragazzi, che capissero che il potere ce l’hanno, che le parole hanno un potere grandissimo e che a quei tempi si usavano strumenti modesti, il ciclostile, figuriamoci oggi cosa si può fare.

Angela Davis
di Mariapaola Pesce e Mel Zohar
Beccogiallo editore, 18€