Home / Blog / Il ritorno di Harold e la matita viola

Il ritorno di Harold e la matita viola

Per la nostra rubrica settimanale dedicata ai #LibriSfigati tenuti in ostaggio dalla quarantena, abbiamo intervistato Sara Saorin e Francesca Segato, fondatrici della casa editrice Camelozampa, per parlare dell’albo illustrato Harold e la matita viola di Crockett Johnson (e di molto altro!).

Sara e Francesca sono dei pezzi grossi dell’editoria italiana, dato che Camelozampa ha appena vinto il BOP. Com’è avvenuta la premiazione?

Durante la settimana online della Bologna Children’s Book Fair; nei giorni in cui la fiera di Bologna si sarebbe dovuta svolgere, è stata organizzata una serie di mostre, incontri, workshop e anche l’annuncio dei vincitori del Bologna Price for the Best Children’s Publisher of the Year appunto. Quindi l’abbiamo ricevuto in diretta, eravamo anche noi collegate come tanti e abbiamo visto comparire sul monitor il nome di Camelozampa. È stato un po’ irreale…ma l’infarto quello sì, è stato molto reale :-)

Grande soddisfazione, anche perché è un premio assegnato da altri editori.

Si, è proprio una cosa che fa ancora più piacere, perché sono proprio i tuoi colleghi di tutto il mondo che votano. Anche noi a nostra volta abbiamo votato per gli altri editori, delle altre cinquine. È stata proprio proprio una bella sensazione, un po’ come gli Oscar: i registi votano per i registi, gli attori votano per gli attori…e gli editori votano per gli editori!

Visto che la fiera di Bologna è saltata, o comunque si è svolta solo virtualmente, non è stato possibile nei tempi previsti presentare le vostre novità, tra cui Harold e la matita viola. Quali sono stati i progetti saltati insieme all’annullamento della fiera?

Il momento clou dell’anno per noi è sempre la presentazione delle novità in fiera a Bologna, perché è un momento in cui ci sono tutti gli esperti, gli appassionati, le persone che operano a vario titolo nel mondo dei libri per ragazzi e quindi è il pubblico migliore che si possa desiderare.
In fiera avremmo dovuto presentare Harold e la matita viola grazie a un intervento di Beniamino Sidoti, che ci ha consolate per questa mancata opportunità con una introduzione critica e una lettura magistrale dell’albo in un bellissimo video.
Harold è in buona compagnia con altri #LibriSfigati. Avevamo ben sei novità in uscita, già stampate e che non sono potute arrivare in libreria. Ora Harold fa da apripista e le altre seguiranno. È un po’ triste raccontarlo adesso, sarebbe dovuta essere un’edizione pazzesca e senza precedenti, con tantissime iniziative e ospiti stranieri.

Per esempio? Quale autore avreste tirato fuori dal cilindro?

Uno su tutti, dovevamo avere Anthony Browne come ospite in fiera! Voi non avete idea, sono cinque o sei anni che lo inseguiamo, e non solo noi, ma anche altri festival, fiere, saloni del libro. Gli hanno chiesto più volte di venire in Italia e lui per un motivo o per l’altro ha sempre rifiutato. Quest’anno era la volta buona, ma non è stato possibile per gli imprevisti che sappiamo…

A proposito di imprevisti, entriamo nel vivo della trama di Harold e la matita viola, visto che è proprio questo che accade nell’albo di Crockett Johnson

Il bello di questo libro, l’aspetto geniale, è che Harold si crea da solo i trabocchetti in cui cade e da solo – con prontezza, con la creatività del momento – si crea anche le soluzioni.
Harold vuole fare una passeggiata al chiaro di luna, ma la luna non c’è e non c’è nemmeno una strada su cui passeggiare. Ecco allora che con la sua matita viola disegna la luna e una strada bella dritta.

Questa strada ben presto si rivela troppo lunga e monotona, così disegna una scorciatoia tra i boschi. Ha paura di perdersi, per cui disegna un albero solo, un melo; e quelle mele sembrano proprio deliziose, ci vuole qualcuno a fare da guardia. Harold disegna un drago spaventoso per non far avvicinare i malintenzionati, ma è così mostruoso da spaventare anche lui.
Prendendo paura, comincia a tremare e dal tremolio della sua mano che impugna la favolosa matita viola viene fuori un tratto ondulato, che si trasforma in un oceano e lui ci cade proprio dentro. Si salverà disegnando una barchetta e così via.
È tutto un susseguirsi di situazioni rocambolesche, pericolose, a cui segue sempre il lampo di genio.

Harold e la matita viola era già stato pubblicato per Einaudi in passato, che differenze ci sono tra le due edizioni?

L’edizione Einaudi ormai è fuori catalogo da decenni, si trova solo nelle biblioteche (e ovviamente la abbiamo consultata). Chi la ha già avuta per le mani sa che è un’edizione molto piccola nel formato, Harold era stato ridotto e pubblicato in brossura.
Prima di tutto dunque la differenza è di veste complessiva, il nostro è un formato più grande, che poi è quello originale; non lo abbiamo ingrandito, i file erano proprio così. Siamo poi state attente ad alcuni dettagli, che in un libro come questo vogliono dire tanto: i risguardi, che sono naturalmente viola – quel viola; la copertina rigida, particolare al tatto, trattata in modo che non restino graffi e strisce sul nero.

Ci saranno altri Harold dopo questo?

I titoli della serie di Harold sono sei. In Italia ne erano arrivati solo due – Passeggiata al chiaro di luna e Viaggio nello spazio – con Einaudi appunto, ma ce ne sono altri quattro mai tradotti prima in italiano.
Noi abbiamo deciso di dargli una dignità maggiore e pubblicare come singoli titoli tutti i volumi della serie. Li pubblicheremo nel loro ordine originario, per cui il secondo volume non è Viaggio nello spazio ma La fiaba di Harold, che dovrebbe uscire, salvo imprevisti, per ottobre.

Sara tu sei anche traduttrice di questo albo, quali avventure si celano dietro alla traduzione?

Come traduttrice posso dire che è un albo difficilissimo da tradurre, perché è assolutamente sintetico. Così come il disegno è proprio essenziale, anche il testo è pulitissimo e la traduzione diventa veramente rischiosa; si ha paura di caricare troppo il testo o renderlo troppo scarno, anche perché l’inglese è una lingua così densa che per srotolarla, svolgerla in italiano, bisogna sempre aggiungere qualcosa in più, rischiando però di appesantire.

Per esempio mi ha sorpreso il fatto – non me ne ero accorta leggendolo, mentre traducendolo sì – che non c’è mai il verbo disegnare (to draw); c’è sempre un verbo della creazione – “fece”, “creò”, “decise” – ma non c’è mai “disegnò”.
La parte che mi ha creato più difficoltà è l’ultima pagina, perché è vero che non c’è mai il verbo “disegnare” però, per quel “tirarsi su le coperte” nel finale, c’è in inglese un verbo che significa sia “trarre, tirare” che “disegnare” ed è appunto to draw.
È l’unico momento in cui compare un verbo che si può collegare all’area semantica del disegno, della grafica, ma in italiano non era possibile mantenere questo gioco. Bisognava privilegiare un aspetto o l’altro, e allora considerando che per tutto il libro non si era toccato il verbo “disegnare”, abbiamo deciso che nemmeno qui sarebbe successo.

Ricordiamo che questo libro è un libro del 1955 e che 65 anni dopo è ancora bello fresco e immediato come solo i classici sanno essere.
Questa è un aspetto molto interessante del vostro lavoro, siete bravissime a trovare gemme, capolavori che inspiegabilmente non erano stati pubblicati in Italia oppure erano fuori catalogo da un sacco di tempo. Come succede?

A volte sono delle chicche che nessuno conosce, altre volte – come nel caso di Harold – onestamente è da anni che tantissime persone ci supplicano di ripubblicarlo. Non era un libro che fosse sconosciuto e infatti anche noi ci siamo chieste spesso perché non l’avesse ancora ripubblicato nessuno.
Anche per esempio Zagazoo e Clown di Quentin Blake, Voci nel parco di Anthony Browne, sono veramente dei pilastri della scena contemporanea dei libri per bambini, quindi sarebbe bello prenderci il merito, però a volte semplicemente ci sono questi classici che sono lì e nessuno li ripubblica e noi non capiamo perché, ma siamo ben felici di farlo noi.

Harold e la matita viola
di Crockett Johnson
(Camelozampa)